Vivere intensamente
/in·tèn·so/
Dal lat. tardo intensus , tendere verso, ‘teso’; che è spinto a grado altissimo di forza.
Quando parlo dell’importanza delle parole, utilizzo spesso il concetto di “ridefinire” o “rinarrare” – si tratta di un processo che ci accompagna verso una prospettiva diversa, alternativa, della nostra realtà. È un moto espansivo delle possibilità che si stagliano davanti a noi e che porta ad un sospiro di sollievo quando ci credevamo invece legati al destino di una definizione non scelta.
Una delle ridefinizioni più potenti che ho sperimentato nella mia vita e che offro spesso alle persone con cui parlo è la transizione da “esagerato” a “intenso”. La parola esagerato si colloca su un piano comparativo, attiva il nostro sistema motivazionale di rango, ed evoca subito l’immagine di una linea rossa che non avremmo dovuto superare. Per alcune persone risuona nella mente con una voce tetra, per altre con una voce squillante, solitamente ad alto volume – è una voce che fa sentire piccoli, diversi… troppo diversi per occupare spazio. Quando ci viene assegnato l’indumento dell’esagerato, iniziamo a distaccarci dalle voci silenziose del nostro corpo – ogni giorno il dialogo con il nostro sentire si fa più rarefatto e la fiducia che riponiamo in noi stessi diminuisce. Così, finiamo per vivere su base di standard che non ci appartengono, confinati in un contorno che opprime la nostra identità senza che ce ne rendiamo conto.
E poi, in seguito, a chiederci:
Chi sono?
È una domanda con la quale mi sono confrontata spesso, con emozioni contrastanti.
È anche la domanda che mi è stata posta da tante persone che ho accompagnato nei loro percorsi di esplorazione di sé, attraverso dapprima lo Yoga, poi la Mindfulness ed oggi lo spazio di terapia.
Spesso rispondiamo a tale domanda utilizzando un lessico familiare – è il modo in cui gli altri ci hanno descritto per anni della nostra vita, quello che meglio conosciamo. E, poiché siamo esseri umani con un sistema nervoso che non abbiamo scelto, spesso le parole che occupano più spazio nel nostro vocabolario sono proprio quelle che ci hanno fatto più soffrire. Non sono necessariamente le parole che sono state più utilizzate, ma quelle che hanno un peso specifico maggiore. Sono le parole che hanno lasciato una cicatrice semantica sul nostro corpo e che ancora oggi, quando le sentiamo pronunciate, potrebbero evocare la nostra autocritica, quella parte di noi che mette in dubbio anche tutto il lavoro fatto per arrivare a ridefinirci.
Ridefinirci intensi anziché esagerati rappresenta un momento di distacco dal lessico familiare, per abbracciare un nuovo orizzonte di significato, uno che questa volta possiamo scegliere. Ma quindi, ce la stiamo raccontando? No. Stiamo esercitando la nostra libertà e la nostra responsabilità di dare una direzione a come vivere questa vita, questo corpo, questo tempo che non abbiamo, di fatto, scelto.
La parola intensità può raccogliere significati diversi per ciascuno di noi. Perciò, la mia, vuole essere una proposta di riflessione, un invito a chiedersi se la parola intensità potrebbe cogliere le nostre esperienze e quali sono le sfumature con cui la sperimentiamo nella nostra vita.
Prima di proseguire, prova a rispondere a queste domande:
Se dovessi definire la parola intensità nel vocabolario, quale definizione ne daresti?
Ora prova a definirla attraverso immagini, colori, suoni, odori…
Ora prova a definirla attraverso memorie…
Prova a notare se la tua definizione è esclusivamente negativa, esclusivamente positiva o se riporta una visione ambivalente dell’intensità.
Nel mio lessico scelto, intenso è un colore molto denso, pigmentato, un colore che da un lato attira, dall’altro acceca. Ricorda uno sguardo penetrante, che non si sofferma sull’involucro vitreo dell’occhio, ma che scende in profondità, quasi a farsi liquido che scorre nel corpo e lo avvolge. Intensa è anche l’emozione che tende le mie corde, come se stesse suonando uno strumento molto sensibile, che al minimo tocco risponde con un riverbero capace di viaggiare lunghe distanze facendosi messaggero di buone nuove o sventure.
La percezione di intensità
L’intensità non è solo una qualità intrinseca degli stimoli, ma dipende anche dalla percezione di chi li vive. La percezione è quel processo attraverso cui il nostro sistema nervoso raccoglie, organizza e interpreta gli stimoli provenienti dal mondo esterno e interno. È il ponte tra ciò che esiste e ciò che noi sentiamo, l’esperienza soggettiva che dà significato a un suono, a un colore, a una carezza o a un pensiero.
Questo processo, apparentemente automatico, è in realtà il risultato di una complessa rete di interazioni tra sensi, cervello e corpo. Un suono, ad esempio, viene percepito solo se le nostre orecchie lo catturano e il cervello lo riconosce. Ma la percezione non è una riproduzione oggettiva della realtà: è modellata dalle nostre esperienze, dal contesto, dalle emozioni e dalla sensibilità del nostro sistema nervoso.
Ciò che rende la percezione affascinante è la sua unicità. Nessuno percepisce il mondo nello stesso modo. Una luce intensa può sembrare abbagliante per alcuni e appena luminosa per altri. Una melodia che ispira gioia a qualcuno può evocare malinconia in un altro. Questo avviene perché il nostro sistema nervoso elabora gli stimoli in modo diverso, influenzato dalle nostre predisposizioni genetiche, dall’ambiente in cui cresciamo, e dalla nostra esperienza personale.
L’intensità per una persona neurodivergente
Per alcune persone, in particolare coloro che hanno sistemi nervosi più recettivi e responsivi, la percezione può essere amplificata o talvolta ridotta. Questo fenomeno è noto come ipersensorialità o iposensorialità. Le persone neurodivergenti, come le persone autistiche e/o ADHD, spesso vivono il mondo in maniera più intensa: suoni, luci, odori, emozioni possono apparire estremamente vivi, a volte travolgenti.
Esiste una teoria, detta teoria del mondo intenso, formulata da Henry e Kamila Markram, che offre una chiave interpretativa affascinante per comprendere le esperienze percettive e sensoriali delle persone autistiche. Secondo questa teoria, il cervello autistico è caratterizzato da un livello più alto di sensibilità e reattività agli stimoli, sia interni che esterni. Questo porta a un’esperienza del mondo più viva, più acuta, più… intensa.
In questo “mondo intenso”, gli stimoli sensoriali, come un semplice raggio di luce o il fruscio di una foglia, possono assumere una potenza straordinaria. Allo stesso modo, anche le emozioni possono essere vissute con un’intensità travolgente, e talvolta difficile da regolare. Questo stato amplificato non è soltanto una fonte di difficoltà; è anche una porta verso una comprensione profonda, una connessione intensa con i dettagli del mondo che spesso passano inosservati.
Per chi vive nel mondo intenso, il concetto di regolazione diventa cruciale. Regolare non significa spegnere o attenuare questa intensità, ma imparare a canalizzarla, a darle una forma che il corpo e la mente possano sostenere. Tecniche come il respiro consapevole, il movimento corporeo adattato, e sviluppare uno sguardo compassionevole verso la propria esperienza intensa aiutano a trasformare l’intensità da una forza che confonde e disorienta a una risorsa preziosa.
Questa regolazione non riguarda solo il singolo individuo, ma anche il contesto che lo circonda. Ambienti che tengano in considerazione diverse sensibilità sensoriali possono fare la differenza tra sentirsi sopraffatti o sentirsi accolti. La comprensione dell’intensità diventa, quindi, un ponte per costruire spazi che rispettino e valorizzino la neurodiversità.
L’intensità, perciò, non è solo un fenomeno da osservare o comprendere, ma un’esperienza da vivere, da accogliere e trasformare. Che si manifesti in una percezione sensoriale amplificata, in un’emozione che ci attraversa, o in una connessione profonda con il mondo, l’intensità ci invita a essere presenti, autentici, e a cercare un equilibrio che non soffochi ciò che siamo, ma che dia forma e respiro alla nostra essenza.
Se senti il desiderio di scendere in uno strato più profondo del sottobosco, ti lascio un altro spunto di riflessione:
Cosa significa per te vivere la vita intensamente?
Come puoi, tu, accogliendo tutti i dati di realtà che ti caratterizzano, vivere la tua vita intensamente?
Ti invito a prenderti un momento tutto per te per esplorare queste domande attraverso la scrittura, la parola, la pittura, il canto, la musica, la fotografia o qualsiasi altro canale sia significativo per te. Possa tu darti il permesso di esprimerti liberamente. In tutta la tua intensità